Bene, dove vi porto?
Se non siete mai stati nella bella Ferrara, città che almeno una volta a settimana mi offre una cuccia a casa di amici o nella casa comune che è il Centro La Resistenza, lasciatevi dare un consiglio: scegliete una serata di nebbia. Scegliete un momento in cui volete stare soli con voi stessi. O scegliete una persona speciale, che vi faccia sentire ben individuati nel rapporto con lei, e ve la facciano sentire presente quando non siete fisicamente insieme. Prendetela per mano e addentratevi in Via delle Volte.
Due cenni di storia, perché si tratta davvero di una delle strade-chiave nella storia della città. Ferrara si sviluppa tra due alvei del medesimo fiume, il Po. Nasce probabilmente nella zona del paleoalveo, che ne costituisce il porto. Fino al momento della celeberrima rotta di Ficarolo. Il periodo rinascimentale vede via via lo spostamento della vita economica e commerciale della città in direzione nord, verso l'attuale percorso del fiume. E parallelamente ecco i nuovi edifici, l'addizione erculea, le strade rettilinee e aperte alla luce, non più tortuose e buie come la zona medioevale.
Ecco, Via delle Volte era proprio la cerniera tra il luogo dello scambio e del lavoro, il porto, e il luogo della residenza dei mercanti, la città vera e propria con il duomo, sotto i cui portici ancora vivono negozi di grido: i pronipoti delle botteghe di quasi mille anni fa!
Ma Via delle Volte, specie la sera, così poco illuminata e così pullulante di vita: turisti incantati e ferraresi affezionati, ecco, proprio questa stradina diventa un lembo di sogno in cui avvolgere i pensieri, far riposare le speranze e nutrirsi della bellezza rude e solida delle sue pietre.
E qui concedetemi di dedicare questo post anche a chi l'ha percorsa con me, in notti gelide e in notti afose, a qualcuno che ha respirato i miei silenzi e giocato con le mie chiacchiere allegre.
Ma veniamo alla ricetta!
Il Pasticcio Ferrarese è un piatto tipico della cucina estense e dei suoi ben noti fasti, declinato in tantissime versioni. Da quella delle massaie di campagna a quella delle pasticcerie più famose. Elementi comuni: l'involucro di frolla dolce, il ricco ripieno con i maccheroni allineati. Rinascimento ai giorni nostri, emozionante! La ricetta che segue è stata elaborata lavorando su una versione di famiglia ed è stata presentata all' incontro di 'Ricette per le Feste' della serie 'Cucina sostenibile' tenuto al Centro La Resistenza a Ferrara. Ha quindi una valenza comunitaria e un retroterra storico emozionanti.
Ingredienti:
Per la frolla:
700 gr farina tipo 1 più 8 cucchiai più quella per stendere la sfoglia
50 gr amido di mais
300 gr malto mais
65 gr latte di soia
310 gr olio di girasole o di mais bio deodorato
curcuma
scorza di limone
un pizzico sale
Per il ripieno:
1)Pasta:
300 gr sedanini rigati
2) Béchamel:
1 lt latte di soia
4 cucchiai farina tipo 1
5 cucchiai olio extravergine d'oliva
50 gr noci ridotte in farina
35 gr funghi secchi, preferire solo porcini
Noce moscata
3) Ragù di borlotti:
250 gr borlotti secchi
Sedano, carota, scalogno
Aromi – salvia, rosmarino, timo
Sale, pepe, olio extravergine
Per la coloritura:
Latte di soia
Malto d'orzo
Procedimento:
Mettere a mollo i fagioli borlotti.
Per la pasta frolla:
Sciogliere a fiamma bassissima il malto e il latte di soia. Mettere a raffreddare prima sulla finestra, poi in frigo per qualche ora. Montare con l'olio, unendolo a filo. Tenere nuovamente in frigo qualche ora. Lavorare con gli altri ingredienti, usando solo 700 gr di farina sul totale. Se gradito si può unire un pizzico di scorza di limone grattugiata. Lavorare il più velocemente possibile e su un piano di lavoro freddo. Raccogliere a palla e tenere in frigo almeno 24 ore.
Mettere in ammollo i funghi – un lt di acqua per 35gr di funghi. Lasciarli almeno due ore. Scolarli molto bene e filtrare l'acqua con un telo, sarà utile
per cuocere i cereali o come base per minestroni e creme. Usarla per piatti che richiedono bollitura, o bollirla preventivamente.
La pasta:
Cuocere i sedanini secondo quanto indicato sulla confezione: devono restare al dente. Scolare molto bene, ungere con un goccio di olio extravergine, spargere su un piano freddo e lasciar raffreddare.
La béchamel:
Tostare nell'olio la farina, unire piano piano il latte vegetale, frustando sempre. La fiamma deve restare bassissima. All'ebollizione abbassare ulteriormente e cuocere 15', unendo dopo 10' le noci ridotte in farina e i funghi ben strizzati. Fuori dal fuoco unire la noce moscata. Lasciar intiepidire dopo averla versata in una teglia di metallo alta quanto un sedanino messo in verticale. Quando raggiunge i 40° (dito secco all'interno resiste per 10') infilarvi i sedanini in piedi, tutti ben paralleli.
Il ragù:
Lessare i borlotti, con un po' di aromi o con alga kombu, in pentola a pressione. Scolarli tenendo da parte il liquido di cottura. Brasare nell'olio le verdure, a fiamma bassa. Cuocere finché sono tenere unendo via via il brodo dei borlotti. Tenere da parte 3-4 cucchiai di fagioli e frullare il resto. Gettare i fagioli frullati e quelli interi nella teglia delle verdure e cuocere per 15'-20' o finché il ragù appare cremoso, almagamato e sodo. Far asciugare per bene e lasciar raffreddare.
In una terrina a forma semisferica versare strati di sedanini, ponendoli orizzontalmente, e ragù. Premere delicatamente e tenere in frigo almeno
24 h. Stendere la sfoglia, aiutandosi con le mani, alla base di uno stampo tondo di diametro minimo 26 cm. Lasciare un po' di pasta eccedente dal bordo,
tenendo conto che per la base dovrete impiegare solo i 4/9 della frolla. Versare il ripeno, capovolgendo la semisfera. Deve restare la forma a cupola. Unire al resto dell'impasto 8 cucchiai di farina e acqua calda sufficiente a re-impastare. Con il
matterello stendere su un canovaccio umido, con molta pazienza. L'olio tende a trasudare ma la farina impiegata per asciugarlo dev'essere poca, o ci ritroviamo con una pasta da strudel ;-) Molto pazientemente capovolgere il canovaccio sulla cupola di ripieno, badando che l'impasto riesca ad arrivare fino alla base. Fissare la circonferenza della base con quella della copertura, magari cercando di ottenere motivi decorativi.
Aprire sulla sommità un buchetto di 1 cm di diametro, il 'camino'. Con la pasta eccedente e dei tagliabiscotti formare motivi decorativi da incollare con un po' di acqua tiepida. Infornare a 180° per almeno 1h10'-1h20'. A 10' dal termine della cottura pennellare con il malto sciolto nel latte vegetale e lasciar asciugare
finché il colore diventa delicatamente ambrato. Sfornare e far raffreddare molto lentamente prima di togliere dallo stampo.
Avete voglia di leggervi qualcosa? Ecco qui: Bassi, C.(1994) Perché Ferrara è bella, Ferrara, Corbo
Con questa ricetta partecipo, come dicevo sopra, al Contest di Simona's Kitchen, Cib'Arte! Tra l'altro mi sono premurata di spiegarle via mail la mia personale declinazione di questa ricetta della tradizione e l'ho trovata cortese, disponibile e per di più molto sintonica!
19 commenti:
Un post bellissimo, con una nota poetica tutta particolare! Vien voglia di prendere il primo treno per Ferrara e venire a far due passi in quelle viuzze e prender la scusa per assaggiare il Pasticcio! :-)
Il Contest è impegnativo, ma devo ammettere che siete tutte talmente appassionate e brave che scrivere 'Complimenti' sembra riduttivo!
Ti spediamo il libro quanto prima! A presto, Simo!
A settembre sono stata a Ferrara con un gruppo di colleghi di M. e siamo passati anche da lì... avevamo una guida turistica che era molto preparata.
Ciao stella :)
Grazie infinite, Simona! E' una parte di vita vissuta e sono contenta se sono riuscita a trasmettere le mie emozioni. A presto!
@Nadir: noo..e non mi hai detto nulla :-/ ? Conto che ci vediamo presto, comunque..
Sono stati 2,5 giorni fitti di impegni, con tabella di marcia da seguire o__0, ti ho pensato ma non ci sarebbe stata occasione di vederci :(
ho fatto un post dedicato alla tua città che ho visitato a dicembre e che mi piaciuta particolarmente, dato che abbiamo mangiato esattamente alla ferrarese e che il piatto che mi aveva più incuriosito era proprio il pasticcio e ora che grazie al contest la trovo qui da te ne sono contenta così me la segno e un giorno che voglio strabiliare qualcuno mi metterò all'opera, ciauzzzzzzz
Bellissimo post, dopo l'attenta lettura ho chiesto a Fausto di andare a Ferrara, sarà sicuramente una nostra prossima meta turistica. Il tuo post mi ha scatenato la voglia di camminare tra questi vicoli meravigliori. La ricetta straordinaria, mi incuriosisce l'abbinamente della frolla dolce con il ripieno di sedanini..... decisamente notevole. Un bacione
@Nadir: stella, ma figurati..era una battuta :-)
@astro: bellissimo post e bellissime foto! decisamente è stato colto lo spirito della città!Grazie per avermelo segnalato, ti ho letto con molto piacere! E fammi sapere se provi la mia versione ;-)
@Felicia: metto in agenda per quando verrete. Gli accostamenti dolce-salato nella cucina rinascimentale sono interessantissimi, sì..Un abbraccione!
Ciao carissima, eccomi qui a bussare alla tua porta... E cosa ci trovo? La raffinatezza dei tuoi racconti, scritti con la perfezione stilistica che ti contraddistingue e la delizia delle tue ricette.
Quella con il seitan è veramente intrigante.
Ferrara, dai ricordi che ho, è una città affascinante, sanguigna come la terra di Romagna (terra 'd motaur...) e ricca di storia e poesia.
Sto finendo i tuoi doni...
Un abbraccio
Ciao bella signora! Da apolide a nomade, so che mi capisci su tante sfumature. E che sai leggere il vissuto che c'è all'interno di queste minuscole righe.
Infinito il dibattito su Ferrara emiliana o romagnola. Che dici, ci torniamo insieme? E se stai finendo le scorte, è segno che..
ti lascio finire la frase!
Un abbraccio
...ci dobbiamo vedere!!!!
PS Ti capisco benissimo, direi che (senza peccare di presunzione), riesco a leggere tra le righe e soprattutto tra i silenzi, le attese e le assenze.
Un abbraccio
Blogspot fa le bizze e mi elimina i commenti..
:-) so che vorresti chiudere in latino, ma un 'ego te absolvo' non ci sta..Hai letto benissimo. ti mando due righe in privato. Bacione!
questa è la ricetta del concorso natalizio di ricettevegan? ma dai non sapevo fosse tua :)
Sì sì è la stessa ;-) Eh eh come ti ho detto ho poco tempo per sperimentare e ancora meno per segnarmi ricette,fare foto, scrivere :-)
Io ho vinto il primo premio di quel concorso. In realtà era una grande bufala. Non il concorso, ma la votazione tramite fb. Non veniva premiata la ricetta ma i voti arrivavano in base al numero di contatti presenti su facebook. Insomma...sono stata abile nel passaparola. Che sia per la ricetta o per gli amici virtuali e non...mi sono presa (non ancora a dire il vero) un bel (spero) paia di scarpe agggratis :)
:-) sai, il foodblogging ha meccanismi interessanti. Per esempio, il 'patto' preventivo che ogni lettore stipula con il webmaster, dandogli per buono che quanto pubblicato è delizioso. Ogni tanto qualcuno mi passa post satirici sul foodblogger medio, che cucina una volta la settimana per fotografare e vive di surgelati. Finché lo si prende come un gioco, o come una stanza personale alla Woolf, tutto bene ;-)
Questo post mi piace moltissimo! Mi sono trovata catapultata per quelle vie che ho percorso quest'estate, ma in giornate piuttosto piovose. E il piatto che hai descritto l'ho gustato nella versione tradizionale, trovandolo interessantissimo per me siciliana. So già che proverò a rifare la ricetta, pur dovendo apportare delle modifiche per eliminare il glutine, chissà che cosa ne verrà fuori! In ogni caso grazie per questo viaggio nei ricordi di quelle strade, in quella atmosfera.
Grazie a te del feed-back :-) Fammi sapere e, se posso esserti utile nel de-glutinizzare, sono qui :-D
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