mercoledì 3 novembre 2010

2 novembre, giorno dei Morti e di ossimori

Sul retro del camion: AIA. Sotto: Trasporto animali vivi.
Sospiro nell'alba piovosa. Senza imprudenze, lo supero.
Alzo la testa - ma perché? lungo la fiancata.
'Dove c'è AIA, c'è gioia'
Me lo porto dentro per ore, svuotata di senso, vigile nei sensi.

domenica 24 ottobre 2010

Edit al Post numero 1


Se siete d'accordo con l'Open source, il Creative Commons e il Copyleft, allora:
1_non sto qui a farvi la specifica sulle differenze sui tre
2_non fate i zozzoni e non apponete la firma sotto ciò che scrivono altri, magari con un copia-incolla mal rappezzato. Potrebbe capitarvi una simpatica patologia a trasmissione oro-fecale, tanto per stare in tema di cucina, se siete fortunati un bel rotavirus, se avete sfidato troppo la Dea Giustizia meglio non dirverlo :P

Avendo già aggiunto tasselli a mosaico a questa povera introduzione, spostiamo gli edit in altri post..che dite? Visto che questo è un blog e non la bozza di un libro!

mercoledì 20 ottobre 2010

Stanza disordinata (scritto il 20101011)

Oggi seminario entusiasmante, questo. Ho conosciuto un sacco di persone interessanti e tra le varie mi è tornato in mente che non sto sistematizzando nulla dei miei seppur poveri esperimenti sulle erbe spontanee in cucina e altrove. E anche che questa stanza virtuale sta diventando disordinata come il non-luogo in cui sto dormendo..aiuto! Meglio prendere il fiato e iniziare a fare un po' di ordine.
Invidio i cigli delle strade, invidio gli incolti, invidio anche le prose coltivate in cui le spontanee sono già nate..che ordine perfetto, che senso di pulizia! So che i vicini non condividono. Eppure lì niente è per caso. E soprattutto non corro il rischio di sentirmi sporca se tocco la Terra, le erbe. Dove appoggio le zampe in città, sì. Intendiamoci, non ho fobie specifiche al riguardo, ma il senso di nettezza che alcuni materiali lasciano è impagabile.
Scriverò di erbe spontanee. Promesso. Devo anche dire che molto, dopo essere stata qui, mi appare da sperimentare, e in un certo senso mi sento di dover essere più scrupolosa quando cucino. A volte la mia arte del recupero mi fa preparare piatti magari gradevoli, ma a ben guardare poco sensati.
Giusto perché avevo davvero usato una spontanea, e in modo poco sensato, cominciamo con un piatto del riciclo.

Purpèt di okara
Ingredienti:
Okara: il mio era addirittura surgelato! Ho l'obiettivo di ridurre l'uso del freezer fino a eliminarlo e di usare cibi disidratati, ma piano piano ;-)
Carote
Patate
Cipolla bianca
Portulaca, due ciuffi: cuocendola parte degli omega-3 si degradano, ma avrebbe reso le polpette più gustose e complete!
Noce moscata, curry, paprika, origano
Pangrattato



Procedimento:
Cuocere in pentola a pressione okara e verdure tritate per almeno 15' dal sibilo, unendo un goccio d'acqua. Sfiatare e controllare quanto l'impasto è ancora umido, se si nota liquido libero asciugare in padella. Unire le spezie, schiacciare con una forchetta e rassodare con un pochino di pangrattato. Formare palline grosse come una noce, appiattirle, passarle da ambo i lati nel pangrattato. Scaldare un filo di olio in una padella e adagiarvi le polpette. Abbassare la fiamma e asciugare. Voltare con l'ausilio di una paletta e far rosolare entrambi i lati. Servire con una bella insalata di stagione.
Ai Milanès in ascolto: la maggior parte dei corsi sono la domenica e faccio andata e ritorno in giornata..non penso siate così coraggiosi da poterci vedere alla stazione centrale dalle 8.35 alle 9.20 ;-) Ci ripasso, il pomeriggio, dalle 16 in poi. E un paio di volte sarà per l'intero week-end, forse già il 30 e 31 ottobre se troverò posto. Sicuramente a gennaio. Infine, previsto anche viaggiare con la famiglia, il che permette tutta altra elasticità di orari. Allora, chi riesco a incontrare?

martedì 19 ottobre 2010

Milan l'è un gran Milan (scritto in data 20101010)

Mi sono resa conto che non viaggiavo da degno tempo. Viaggiavo in modo serio, in realtà una scappatella era capitata proprio di recente. L'avevo dedotto già a Verona. Scendendo alcuni gradini per arrivare in stazione, l'odore di urina mi aveva fatto bofonchiare contro chi aveva passato il sabato sera in compagnia di Bacco e del IV ventricolo. Arrivata dentro, però, il target della mia scontentezza si è spostato: unico bagno in tutta la stazione appena rifatta è a pagamento e apre alle 6. E' notorio che di notte gli sfinteri sono sigillati, già.
Cut
Milano Centrale. Capperi, me la ricordavo nera e zozza. E mi ricordavo una bella sala d'attesa con panche di legno, in cui una decina di anni fa c'era forse un proto-internet. Anzi, dodici anni fa. Invece marmo chiaro dappertutto. Negozi da città. Una commessa che mi fa un effetto strano, i collant istoriati, neri, aggettano da un paio di shorts. Pare un incrocio tra una bimba e un nanetto da giardino. Mi chiedo se è stanca. Cerco la sala d'attesa, sperando di mettere in carica il trashed-pcino. Dopo un po' mi rendo conto che la sala d'attesa è diffusa: sedie a panca ovunque, e la gente è seduta lì..attraverso l'atrio, i due sedili in marmo nero sono vuoti, eppure proprio lì si è formata un'isoletta di calore in mezzo alla corrente, gelida già a ottobre. Un salottino con poltrone a metà tra Mirò e Leger, rosse, da nebbia milanese-safe, fa angolo. Riservato ai possessori di carta oro e carta non so che. Mah. Questa stazione mi sa tanto di plastica e poco di umano. Mi dico che è la giusta catarsi per quel pizzico di non integralismo che ho: il computer consuma energia elettrica eccome. Alzo lo sguardo e mi dico che con tutte quelle luci la stazione pare un luogo da cartone animato..e magari una femmina qui e là per rimettere in carica cellulare e portatile si poteva concedere. Sì, i treni saranno più veloci (dove c'è il binario per sopportarli..ahem..) ma il servizio per me è di molto peggiorato. Mi resta solo il rumore delle porte automatiche, ma la sensazione di dover perennemente correre, di non potersi posare e riposare, se non pagando caro. Che tristezza. Mi chiedo se lì vicino ci sia un parchetto pubblico in cui i bimbi possano giocare e gli adulti consumare del cibo. E sgranocchio una melina, che quest'anno non ho curato ahimé, ma almeno questo esemplare è stranamente indenne dalla carpocapsa. Il sapore fresco e il profumo mi confortano in tutti questi vetri, luccicanti ma assolutamente muti.
Poi mi alzo, il metrò mi appare esageratamente sfavillante col marmo..e mi rendo conto che sono ancora in stazione, semplicemente al piano inferiore. Finalmente imbocco il sottoterra, mi fa un'impressione strana, più pulito del solito..Mi rendo conto che banalmente sono le 9.30 e anche i milanès, la domenica, dormono. Forse.
Grandi stazioni. Mah, logo che mi sa di caste, di ricchi molto ricchi e di poveri molto poveri. Luogo che mi sa di solitudine e disperazione. Luogo di nessuno se non del denaro che serve a tenerle in piedi, a pagare le imprese di pulizia.
Riesco a malapena a sognare un permablitz, con buona pace del T.U. 81 visto che le cose brutte paiono invariabilmente sicure..
E tra una settimana si ricomincia, per un po' di volte.
Vabbé, non facciamola lunga, al prossimo post svelo l'arcano.

Salto nel vuoto (finito di comporre off-line in data 20101010)

Problema numero 1: la fiducia nelle mie capacità è sempre stata bassina. In questi giorni tende al minimo storico.
Problema numero 2: la disponibilità economica in questo periodo è decisamente limitata. E i ripieghi da studente che funzionano presto e bene, con una figlia di neanche due anni, sono impraticabili.
Problema numero 3: passiamo al lato pratico!Non so tenere un coltello in mano – e sarei tentata di scrivere quel 'so' con l'accento,perché una cachistografia lo sottolineerebbe meglio.

Bene, questa l'avevo scritta qualche giorno fa. Dentro di me avevo già deciso e stamattina..Milano! Prossimo post ;-)
Sono molto contenta della scelta :-)

mercoledì 21 luglio 2010

Cioè?

..cioè 'passato' è sia sostantivo, sia participio..riferito a cosa, è da scoprire a ogni post.
Le ricette sono 100% vegetali, o 100% cruelty-free, o 0% colesterolo, che dir si voglia. Io preferisco definirle gioiose.
Stare in cucina - che in questo momento è un luogo del desiderio e dell'istante, visto che il luogo fisico non c'è - è per me un momento creativo e un momento razionale allo stesso tempo.
Sperimento e condivido non perché io mi senta una grande chef, ma perché spero - come in qualsiasi tecnologia appropriata - che il mio lavoro possa servire da spunto ed essere migliorato.
Oltre alla gioia c'è l'ironia. C'è la passione. C'è lo sfogo, a volte. C'è l'espressione di un bel mix di sentimenti, attimi, persone, ricordi. Un'ispirazione fugace, magari fissata e ritrovata in un appunto dopo anni, che si concretizza!