Questa ricetta non è mia, ma è nata dai ricordi, spolverati da una fertile fantasia, della Nonna - mia madre. Quest' estate avevamo fatto scorta di farina di castagne a Trassillico, nel lucchese, ma l'avevamo stivata in freezer in attesa di un momento di relax. Ovviamente tale momento non è arrivato. Ma mi premeva ricavarne un dolce 'naturista' per la Pozia. E la Nonna mi ha fatto una graditissima sorpresa.
Ingredienti:Farina di castagne
Latte vegetale - avevamo in casa un 'Soia e riso'
Mele affettate finemente in senso longitudinale
Uvetta
Pinoli
Procedimento:
la Nonna era partita con l'idea di cucinare un bel castagnaccio e aveva letto ricette e ricettine negli antenati libri e riviste da due soldi che stanno gloriosamente a impolverarsi in un microscaffale. Ma la Nonna, con grande gioia di chi gusta, non segue mai una ricetta. Si è ricordata di mia nonna - sua madre - che confezionava gustose frittelle partendo non dalla farina 'cruda', ma da una sorta di polentina che cuoceva con l'acqua. Ha quindi portato a ebollizione il latte vegetale con il resto degli ingredienti, a parte la farina che ha gettato a bollore. Ha ottenuto una sorta di polenta che ha poi infornato, ottenendone una graziosa e graditissima focaccia, esterno croccante e interno morbido. Temo che non saprò indicarvi quanti giorni può conservarsi! La Pozia gode e non solo lei. Le ho chiesto se avesse impiegato un po' di sale, ma ha negato. E tutta fiera mi ha fatto notare 'niente olio'. Ci tengo a sottolineare che quest'ultimo aspetto non tocca tanto la dieta della Pozia, quanto del di lei padre, ma questa è un'altra storia.
La Nonna e noi con lei tavolanti ha ipotizzato di applicare il medesimo procedimento ad altre farine polentabili. Vi terremo aggiornati!
Le ho chiesto da dove venisse la farina di castagne all'epoca della sua infanzia - è nata nel 1942. Banalmente, si acquistava in un negozietto di dolci, croce e delizia dei bimbi d'antan e che io, nata nel 1979, avevo fatto in tempo a frequentare. Era il negozietto della signora Elvira, che io non avevo conosciuto..ricordavo a malapena il figlio Pierino un po' di più la moglie Albertina. Credo di intravedere nella nebbia dei ricordi una vetrina e un interno turchese, con contenitori da speziale in plastica trasparente posti in alto negli scaffali, qualche scatola di cioccolatini, barattoli forse della Haribo. In gergo erano detti 'Ciucci'. Non so bene se ho rimpianto, gioia, dolore, disillusione. Provo un senso di zucchero dolciastro e gelido, e mi viene da sognare di un castagno..di pianura. Piccolo, che crescerà e diventerà enorme. Avete idee da darmi? Buon 1 gennaio 2010, e prometto presenza più assidua. Presenza a me stessa.
4 commenti:
ma guarda che bei blog scrive questa salottiera :)) Me la togli una curiosità? che sono quelle palline gialle? le ho viste pure fotografate su una rivista polacca di dolci. Un caro saluto - Graziana M
Ciao Graziana, bentrovata! Si tratta di alchechengi, cerca in internet 'Physalis alkekengi' come nome botanico. Questi, per essere precisi, non sono veri alchechengi ma sono 'Physalis peruviana'. L'uso in cucina è lo stesso, ma quelli della foto hanno maggior quantità di polpa. Li troverai valorizzati come decorazione o ricoperti di cioccolato. Io personalmente li trovo interessanti perché sono coltivabilissimi anche da noi e perché si conservano per mesi quando ben maturi. Se altre domande chiedi! Un abbraccione e a presto
sono bellissimi, anche se a prima vista sembrano tuorli crudi :). Alchechengi, io vi pianterò! Peccato solo che le nostre campagne siano così distanti tra loro...- Graziana
Sìì il colore è proprio un giallo aranciato stupendo..Cara Graziana, l'invito da noi è aperto! Pensaci! E poi le campagne si possono avvicinare..che dici di un bello scambio semi? Un grosso bacio, Anna
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